Da “Nulla sarà più come prima a peggio di prima”. È il titolo scelto da Spi e Cgil Puglia per la manifestazione regionale che si è tenuta il 31 marzo a Bari a difesa della sanità pubblica e per ricordare le vittime del Covid, soprattutto anziani, nel giorno che nel 2020 fu di lutto nazionale.
Tantissimi pensionati, ma anche lavoratori del settore, rappresentanze di tutte le categorie e territori, hanno riempito la piazza che costeggia la centralissima Corso Vittorio Emanuele, a reclamare un diritto costituzionale, quello alla cura e alla salute, esigendo qualità dei servizi e risposte veloci del sistema sanitario.
Sul palco gli interventi sono stati aperti dal Segretario Generale dello Spi Cgil Puglia, Gianni Forte: “Si sta disinvestendo sul sistema pubblico, nonostante l’esperienza vissuta con la pandemia. ‘Nulla più come prima’ è stata una promessa non mantenuta, è una vergogna! Da mesi chiediamo che ad esempio sulle liste d’attesa ci fossero risposte, abbiamo avuto disponibilità dalla Regione ad allungare i tempi di erogazione dei servizi, sono stati stanziati 30 milioni, ma dopo quattro mesi nulla è cambiato”.
Pino Gesmundo, Segretario Generale della Cgil Puglia, ha ricordato come quella per la salute “è una battaglia generale, che interessa soprattutto chi vive in condizioni di fragilità, in primis gli anziani, le famiglie in difficoltà, ma anche chi è precario e non ha che quella pubblica come risposta al bisogno di salute”.
La Cgil è in campo, “per dire che non ci rassegniamo, contro l’autonomia differenziata, per un fisco giusto, per un lavoro dignitoso”.
A chiudere la manifestazione il Segretario generale nazionale dello Spi Cgil, Ivan Pedretti. “Che bella questa piazza, noi siamo in campo, lo sappiano”.
L’allarme “è per quello che sta succedendo, una sanità pubblica che si sta ritirando facendo spazio ai privati. Che parlino i sindaci, perché la Costituzione affida a loro la tutela del diritto della salute, rivendicate con Noi investimenti, presìdi. Il tema della salute è un tema generale, di tutti i cittadini e lavoratori. Il Governo deve trovare 10 miliardi per rimettere in sesto un pezzo di sanità. I servizi si sono ridimensionati, le liste di attesa sono lunghe. Così salta il sistema universale sanitario.
Se si somma pure la proposta di autonomia differenziata siamo prossimi al disastro. A questo ci opporremo, non è sostenibile avere un esame a sei mesi o un intervento a due anni con il rischio di non arrivarci se non ha risorse per andare dal privato. Non è da paese civile. Non ci fermiamo, saranno effettuate manifestazioni nazionali sul tema sanità pubblica”.
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