Inps, con lo Spid al posto del Pin rischio esclusione per gli anziani dall’accesso ai servizi

Entro il 30 settembre 2021 dovremo dire addio al Pin per accedere ai servizi dell’Inps. Il nuovo codice identificativo, già ora in uso, si chiama Spid (Sistema pubblico di identità digitale) e permette di utilizzare tutti i servizi online della pubblica amministrazione.
Il passaggio al nuovo sistema – che è stato anche utilizzato per ottenere alcuni incentivi, come il bonus bici – sarà graduale in modo da dar tempo ai cittadini di familiarizzare con le nuove procedure.

La fase transitoria

L’Istituto nazionale di previdenza non rilascerà nuovi Pin dal primo ottobre 2020. Questo significa che i Pin esistenti continueranno a essere validi e saranno rinnovati (alla scadenza semestrale o trimestrale) fino al 30 settembre 2021. Dopo tale data, le pubbliche amministrazioni avranno il divieto di rilasciare o rinnovare codici di identificazione e di accesso diversi dallo Spid.
Faranno eccezione gli utenti che non possono richiedere le credenziali Spid per ragioni varie. È il caso dei minori di diciotto anni, degli stranieri privi di documenti di identità italiana o delle persone soggette a tutela, curatela e amministrazione di sostegno. Il Pin resterà valido solo per i servizi a loro dedicati, tutti gli altri cittadini dovranno dotarsi di credenziali di autenticazione alternative come lo Spid o la Carta d’Identità Elettronica o anche la Carta Nazionale dei Servizi.

Un codice unico per la semplificazione e la sicurezza

Un cambiamento a 180 gradi che rafforza, secondo l’Inps, la semplificazione e la sicurezza dei rapporti tra cittadini e pubblica amministrazione, non solo in Italia, ma in Europa. Infatti, grazie al regolamento eIDAS, lo Spid potrà essere utilizzato per accedere ai servizi in rete di tutti i paesi membri dell’Unione europea
Molto presto la nuova identità digitale sarà l’unica modalità di accreditamento e accesso ai servizi telematici dell’intera pubblica amministrazione. Per questa ragione, fa sapere l’Inps, aumenteranno sia la semplificazione sia la sicurezza delle procedure. In particolare diminuirà la «permeabilità» dei sistemi informatici e saranno difficoltose le operazioni fraudolente di sottrazione di identità.

Divario digitale
Cosa fare per ottenere lo Spid? A chi bisogna rivolgersi? Quali documenti servono? Sono alcune delle domande che molti utenti si stanno ponendo. Le procedure per ottenere lo Spid potrebbero mettere in crisi le persone in età avanzata o con scarsa dimestichezza digitale e, nella prima fase di adattamento, lo Spid potrebbe essere vissuto come un ostacolo.
È questo un nodo da tempo all’attenzione dei sindacati dei pensionati che hanno sollevato, in un incontro con la dirigenza dell’Inps, il problema del divario digitale. A parere di Spi, Fnp, Uilp «il passaggio da un sistema all’altro offre un indubbio miglioramento, però servono misure specifiche per evitare che si producano aree di esclusione nell’accesso ai servizi fondamentali».

A conferma della rilevanza della questione, l’Inps ha reso noto che su 27 milioni di Pin, fino ad oggi rilasciati, solo 4 milioni sono stati richiesti da pensionati (su un bacino nazionale di 16 milioni). In altre parole, l’Istituto previdenziale riconosce che esiste un problema di disagio digitale tra i pensionati e che va affrontato. A questa ammissione dovrebbero ora seguire delle «soluzioni» che tengano insieme le esigenze di tutti i cittadini con quelle di ammodernamento dei sistemi di erogazione online dei servizi della pubblica amministrazione (Per maggiori informazioni su cosa fare per richiedere le credenziali Spid vedi l’articolo pubblicato su Liberetà di ottobre).

tratto da www.libereta.it

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