La Cgil piange la scomparsa di Alfonso Ciampolillo

È scomparso all’età di 74 anni, Alfonso Ciampolillo, segretario generale dello Spi Cgil di Foggia. La sua dipartita, avvenuta il 27 febbraio, ha provocato immenso dolore nelle file del sindacato e nella cittadinanza. Centinaia le compagne ed i compagni, gli amici, le persone che l’hanno conosciuto e stimato che gli hanno reso omaggio nella camera ardente, allestita presso la Camera del Lavoro di Foggia.
Lo ricordiamo pubblicando l’elogio funebre pronunciato dall’on. Michele Galante, presidente provinciale Anpi, durante le esequie di Alfonso Ciampolillo, segretario generale dello Spi Cgil, svoltesi alla Chiesa dello Spirito Santo nel pomeriggio di ieri, 27 febbraio.
In precedenza, nell’auditorium della Cgil, il defunto era stato commemorato da Gianni Palma, segretario generale della Cgil di Foggia, Carlo D’Andrea, segretario Spi Cgil Foggia, Michele Iatarola, presidente Inps di Foggia, Tina Pizzolo, responsabile del coordinamento donne della Cgil di Foggia, Marco Pizzolo, ex dirigente politico e sindacale, amico d’infanzia di Ciampolillo, Gianni Forte, segretario generale Spi Cgil Puglia, e da sua figlia Annamaria.

***
Ho conosciuto Alfonso una cinquantina di anni fa. Egli era poco più che ventenne e già mostrava una grande passione per la politica, che aveva respirato in casa fin da bambino. Era un attivista del Pci, che faceva volantinaggio, vendeva l’Unità, attaccava manifesti durante le campagne elettorali, era sempre in prima fila nelle manifestazioni e nei comizi. Mostrava piglio, era aperto e sapeva fare gruppo. Quando fu assunto in Ataf nel 1974 diede subito prova delle sue capacità e della sua intelligenza politica. In poco tempo divenne segretario aziendale della Filt Cgil. Si dimostrò capace di aprire vertenze per migliorare la condizione dei lavoratori sul piano salariale, della sicurezza, delle condizioni di lavoro.

Era attento non soltanto a raggiungere obiettivi che spostassero in avanti i rapporti di forza, senza chiusure corporative, e nello stesso si batteva perché l’Ataf cambiasse, migliorasse la sua governance. Era convinto che l’Ataf non dovesse essere solo la controparte sindacale, e si batteva perché diventasse un bene della città, un bene di tutti, perché l’azienda avesse un piano di crescita e di sviluppo per i cittadini, per l’utenza.
Da qui il suo impegno per modernizzarla, renderla efficiente, affrontando le nuove problematiche connesse alla mobilità urbana e facendosi carico della gestione del telerilevamento, di cui, dopo il suo pensionamento, si è persa ogni traccia.
In questo modo si era guadagnato la stima e fiducia dei lavoratori, ma anche il rispetto dei presidenti, dei consiglieri di amministrazione, degli assessori comunali ai trasporti. Pian piano riuscì ad avere un credito presso i lavoratori, che si rivolgevano a lui sia per problemi strettamente sindacali che per altre questioni (ricovero in ospedale o una pratica di pensione). Di lui tutti si fidavano e per questo era ben voluto da tutti.
Il suo modo di rapportarsi ai lavoratori gli valse prima l’ingresso nella segreteria provinciale del sindacato trasporti e poi in quello regionale.

In questa funzione mise in luce le sue doti migliori: combattività e tenacia, disponibilità all’impegno e al lavoro, apertura al dialogo e al confronto, attenzione sempre viva verso i più deboli e verso gli ultimi, una onestà cristallina.
Quando andò in pensione, non smise di fare il lavoro sindacale e fece una nuova esperienza nel sindacato pensionati. Prima come componente della segreteria provinciale dello Spi e, a partire dal 2019, come segretario generale.
Lo ha fatto con la voglia di capire e di interpretare gli interessi, i bisogni e i sentimenti dei pensionati. Con la costante preoccupazione di strappare risultati che migliorassero le pensioni, l’accesso alla salute, che aprissero nuove residenze sociali per anziani e riducessero l’isolamento e l’emarginazione.
Lo ha fatto con quel tratto umano intriso di schiettezza, di lealtà, di simpatia, di amicizia e di generosità, come ha fatto verso l’Anpi, che ho l’onore di presiedere. E lo ha fatto senza smarrire per un solo istante quella sua carica etica che lo portava a dare e non a pretendere.
Alfonso è stato un dirigente che non si lagnava, non si abbatteva, ma incitava, stimolava, spronava. Un dirigente non musone, ma che aveva sempre il sorriso sulle labbra e che riusciva ad ironizzare anche sulla sua malattia.
E oltre che un dirigente di prestigio, è stato anche un padre esemplare. Nonostante la mole di impegni, ha avuto sempre un attaccamento fortissimo alla sua famiglia: alla sua cara moglie Pina, alle sue figlie Anna Maria e Luana, alle sue nipotine, a cui non ha fatto mancare mai l’affetto, la presenza, l’amore. A loro vogliamo esprimere il cordoglio di noi tutti e di inviare loro un caldo abbraccio.
La sua scomparsa rappresenta una perdita per la Cgil per la capacità di direzione che ha espresso e per le grandi qualità umane mostrate. Il modo migliore di ricordarlo ora è quello di lavorare al meglio perché il suo patrimonio non si disperda. Ciao, Alfonso.
** Michele Galante**

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Pin It on Pinterest

Share This